Guardò, una volta ancora, fuori dalla finestra. Le aveva assicurato che sarebbe arrivato subito dopo pranzo, il che, per lei, voleva dire al più tardi verso le tre. “Chissà mai a che ora mangia, lui” si chiese, guardando l’orologio. Erano già le sei, il sole stava per tramontare, e non le piaceva per niente l’idea di avere degli estranei in casa, con il buio. Da quando era morto suo marito, l’Africa aveva perso parte della sicurezza che era sempre riuscita a comunicarle. Si erano trasferiti in Sud Africa pochi mesi dopo il loro matrimonio, quando lei aveva meno di vent’anni, ed era stato amore immediato. Amava l’Africa, i suoi grandi spazi, i tramonti, il senso di pace, e la sua incontaminata natura ma, soprattutto, amava il calore della sua gente.
“Speriamo arrivi presto!”, “Speriamo arrivi presto!”, ripeté più volte fra sé e sé. Certo, un tempo non gradiva le loro visite. Da quando aveva superato i centoventi anni, ogni tanto, qualche giornalista la chiamava per le domande di rito: “come ha fatto a vivere così a lungo”, “cosa mangia”, “quanto dorme” e simili cose senza senso, almeno per come le vedeva lei. Venivano giornalisti da ogni parte del mondo e per riviste di ogni tipo. All’inizio, aveva cercato di evitarli, poi, all’avvicinarsi dei 130 anni, quei giornalisti erano però diventati una delle sue compagnie preferite. Erano, infatti, gli unici che, anche se in un loro modo tutto particolare, stavano ancora ad ascoltare i racconti della sua lunga vita.
Per ingannare l’attesa, Marta andò in camera da letto, prese un raccoglitore pieno di vecchi articoli di giornale, ed iniziò a sfogliarli. Li rileggeva sempre con divertimento. Alcuni li conosceva quasi a memoria, a forza di leggerli. Più giornalisti venivano ad intervistarla, più i suoi racconti diventavano bizzarri e fantasiosi. No, non era la vecchiaia, né la memoria che iniziava a fare cilecca, era semplicemente diventato il suo divertimento favorito, vedere sino a che punto quei giornalisti sarebbero arrivati a scrivere qualsiasi fantasia le fosse venuta in mente e, sino ad ora, non aveva ancora trovato il loro limite.
La signora Marta Stella Lunari svela ad i nostri lettori, dalla sua tenuta in Sud Africa, gli ingredienti di una vita lunga e salutare; serenità, il contatto con la natura, ed una vita all’aria aperta, alla base della sua invidiabile salute. Lo stile di vita della signora Marta e l’atmosfera unica di questo paese Africano hanno reso possibile la ……… [Pubblicato su “Vivere sane e belle”, Numero 5, Agosto 1991]
A 121 anni la signora Stella Lunari ci rivela in esclusiva la ricetta di una sana vecchiaia. Un grande amore per la vita, una dieta equilibrata, ed una vita senza eccessi, rappresentano i pilastri su cui la signora Stella ha costruito una terza (o forse quarta) età in piena forma. L’avere sempre prestato grande attenzione alle abitudini alimentari ed all’importanza di un sonno adeguato ……… [Pubblicato su “Salute”, Numero 325, Aprile 1992]
“Come sono noiosi, praticamente tutti uguali”, borbottò Marta, a voce alta, di fronte ai primi articoli scritti su di lei. “Una volta che ne hai letto uno li hai letti tutti. Sembrano copiati uno dall’altro” aggiunse, aggrottando la fronte e torcendo leggermente il naso. Le sue prime interviste erano sicuramente le più sincere, ma alla fine anche le più noiose, su questo non c’era alcun dubbio. “Per fortuna che poi ho iniziato ad usare un briciolo di creatività. Gli ho fatto un bel servizio, no?”, pensò soddisfatta, nel cercare articoli un po’ più recenti.
Scoperte nuove proprietà rigenerative dell’Hoodia Gordoni, un cactus originario dell'Africa già noto per le capacità terapeutiche di favorire il senso di sazietà e di avere proprietà antidiabetiche. La signora Stella Lunari, all’alba dei suoi 129 anni, conferma come questa miracolosa pianta sia alla base del segreto della sua longevità. Essa non manca mai sulla sua tavola, né a colazione, né a pranzo, né a cena. Lei stessa ci svela, ne mangia almeno 1Kg al giorno. Le proprietà farmaceutiche dell’Hoodia Gordoni e di altre piante Africane sono già ……… [Pubblicato su “Fitoterapia”, Numero 32, Giugno 2000]
Gli scienziati lo dicono da tempo, noi ne abbiamo trovato la conferma vivente; dormire a lungo allunga la vita. Diversi studi hanno dimostrato che le donne vivono più a lungo degli uomini grazie al fatto che esse dormono in media meglio dei loro compagni. E, se dormire a lungo allunga la vita, la signora Lunari deve di sicuro avere dormito molto, nella sua, assaporando appieno i silenzi delle notti Africane. I processi che hanno luogo durante il sonno, inclusa la produzione di ormoni e l’eliminazione di tossine ……… [Pubblicato su “Tempo libero”, Numero 2, Febbraio 2001]
Il citofono, finalmente, suonò. Non fece nemmeno in tempo ad alzarsi dalla sedia e, quello, suonò di nuovo, più e più volte. “E’ arrivato”, pensò, ma certo non gli avrebbe fatto passare liscio il ritardo, e poi, che modi di fare sono, suonare tutte queste volte senza aspettare! Aprì la porta ma, con grande sorpresa, non trovò nessuno ad aspettarla. “Dove diavolo è finito! Cose da pazzi” borbottò a bassa voce. “C’è qualcuno? Chi ha suonato?” gridò con un tono insolitamente alto. Nessuna risposta. Il silenzio era totale. Non si vedeva nessuno, nelle vicinanze, solo i campi sterminati e gialli, alcune zebre in lontananza, ed uno stormo di uccelli migratori in cielo. Un poco turbata, la signora Marta stava per richiudere la porta, quando la vide, una bambola vudù, di quelle tanto diffuse nei vicini villaggi, deposta con cura davanti al portone di casa sua. Cosa diavolo ci faceva una bambola vudù lì, per terra, davanti alla sua porta? Chi mai l’aveva messa lì, e perché?
Marta raccolse la bambola, non senza preoccupazione. La guardò meglio. Quella bambola era stranamente identica alla bambola con cui aveva tanto giocato da bambina. Anzi, non ci poteva credere, era proprio lei, Tamara, la bambola della sua infanzia! Ma come aveva fatto ad arrivare lì? E poi, come poteva essere ancora integra, dopo tutto questo tempo? Il viso di Marta si faceva sempre più bianco, la bocca sempre più spalancata, in un misto di stupore e di curiosità. All’improvviso, una serie di miti e leggende dell’Africa nera invasero la sua mente. Non aveva mai creduto in queste cose, lei. Ora però… Come spiegare la presenza di quella misteriosa bambola? Il suo stupore si stava lentamente trasformando in paura. Trattenne il respiro, nessun rumore, nessuna voce. Si guardò un’ultima volta in giro, senza sapere se sperare o meno di vedere chi avesse depositato lì quella bambola. Poi, di colpo, chiuse la porta, usando anche la serratura di sicurezza, cosa che non faceva ormai da anni. Per alcuni minuti, rimase in piedi, senza muoversi, incapace di capire cosa stesse succedendo. Alla fine, si sedette su una sedia a dondolo, osservando meglio quella bambola. Il suo aspetto così familiare e legato a tanti ricordi della sua infanzia iniziava finalmente a farla rilassare.
Era tanto affezionata a quella bambola. L’aveva trovata da piccola, per terra, durante una passeggiata con i suoi genitori, e l’aveva raccolta. Dalla stoffa e dalla qualità delle rifiniture, doveva essere appartenuta alla figlia di qualche famiglia molto ricca. I suoi genitori ne avevano cercato a lungo i proprietari, avevano chiesto in paese, ne avevano persino parlato con la gendarmeria, ma niente, non avevano trovato nessuno a cui appartenesse. Così, alla fine, se l’era tenuta lei, ed era diventata la sua compagna inseparabile di mille avventure. Ci era talmente affezionata che, quando si era trasferita in Sud Africa, non aveva potuto fare a meno di portata con sé. Ricordava ancora come l’avesse deposta con cura in valigia, assieme ai gioielli ed ai vestiti più belli. Quella bambola, che aveva occupato per tanti anni lo spazio centrale fra i due cuscini del letto matrimoniale, nella villa in Sud Africa. Quanti ricordi, quante emozioni, legate a quell’elegante pezzo di stoffa... Poi, un giorno d’estate, aveva visto la figlia di una domestica, piena di stupore e di meraviglia, osservare la bambola. Era chiaro la bambina avrebbe voluto tanto prenderla, benché sua madre non si sarebbe mai potuta permettere una bambola così bella e, probabilmente, cara. Marta si era fatta intenerire da quella bambina e, senza pensarci troppo, le aveva regalato la bambola. Da allora però, non l’aveva più vista, né la bambola, né quella bambina, la cui madre era misteriosamente scomparsa e non si era più presentata a lavoro, senza fornire alcuna notizia a riguardo. Ora, la sua cara Tamara, era tornata, anche se certo non riusciva a capire come, e perché. Nel vano tentativo di non pensarci oltre, almeno per il momento, Marta tornò ai suoi cari articoli, cercandone qualcuno che potesse farla rilassare almeno un po’.
Un segreto che aveva scoperto già George Dawson, quando imparò a leggere a 98 anni, nel 1996, per poi scrivere il suo primo libro a 101 anni. La signora Lunari ne è certa, e lo può dimostrare con la sua presenza, una mente allenata è il fondamento dell’eterna giovinezza. Non sono infatti molte le persone che possono vantare di avere imparato cinque dialetti Africani a 100 e più anni. L’ importanza di un continuo esercizio intellettuale anche ad età avanzata ……… [Pubblicato su “I segreti della nostra mente”, Numero 192, Settembre 2001]
Vuoi vivere a lungo? Finalmente svelata la risposta ad uno dei quesiti più importanti che l’uomo si sia mai posto, e la risposta è, “Bere!”, “Bere!”, “Bere!”. Come suggerisce la signora Lunari, almeno 2 litri al giorno, e potrete essere certi di superare i 100 anni. Niente di nuovo, vi starete forse chiedendo? La novità è, però, cosa dovete bere. Secondo la pluricentenaria, il Fuoco Africano (liquore tipico delle popolazioni aborigene del Sud Africa) è il vero segreto alla base della sua eterna giovinezza. Le proprietà mediche dei vini e liquori in genere sono ……… [Pubblicato su “Grandi vini e liquori”, Numero 13, Marzo 2003]
La sig.ra Lunari svela finalmente il suo segreto: due strumenti creati dal padre, famoso scienziato degli inizi del 1900, il quale non ha mai voluto divulgare la sua scoperta perché riteneva l’umanità non fosse pronta a riceverla. Bene, il miracoloso strumento consiste in due grossi cerchi di metallo, uno da mettere intorno alla testa ed uno da mettere ai piedi durante il sonno. Questi cerchi contengono dei potenti magneti, i quali modificano il normale processo di invecchiamento del corpo, permettendo di invertire durante la notte quei processi che sono avvenuti durante il giorno dentro le cellule del nostro organismo. In tal modo avviene quello che gli esperti chiamano ……… [Pubblicato su: “Neuroparapsicologia”, Numero 1, Gennaio 2004]
Stava ancora leggendo i suoi articoli, quando si accorse che una persona si trovava fuori dalla finestra della sua stanza. Completamente in silenzio, senza dire neanche una parola, la stava osservando forse già da un po’ di tempo, e lei non si era accorta di niente. Si alzò in piedi, di scatto, piena di paura. Emise un piccolo urlo. Di fronte a lei, una signora, all’apparenza molto anziana, ma dal viso ancora privo di rughe. Indossava una magnifica tunica verde e portava al collo una miriade di ciondoli tribali, simili a quelli che Marta aveva più volte visto indossare dagli stregoni vudù in quei villaggi Africani che lei era solita visitare, quando suo marito era ancora in vita. Non ne era certa, ma immaginava quella vecchia signora avesse qualcosa a che fare con la sua bambola. Un poco preoccupata, ma curiosa di sapere cosa stesse succedendo, Marta uscì quindi in veranda. La vecchia signora era lì, seduta per terra. Era evidente, la stava aspettando.
“Vedo che ti ricordi ancora della tua bambola…”, le disse. Marta non riusciva a pensare chiaramente. Come era già successo pochi minuti prima, mille domande si erano nuovamente impadronite di lei. “Come fa... lei, a saperlo?”, le chiese, con un sibilo di voce. Dentro di sé, era tornata bambina, ormai pronta a qualsiasi spiegazione, per quanto incredibile potesse risultare. La signora le svelò, finalmente, il mistero. Quella vecchia signora, dall’aspetto così sereno ma misterioso allo stesso tempo, era la nonna di quella bambina, a cui lei aveva regalato tanti anni fa la sua cara bambola. Purtroppo, quella bambina era però morta, assieme a sua mamma, il giorno stesso in cui aveva ricevuto quel regalo. Era rimasta vittima in un terrificante incidente stradale fra due furgoni, di quelli che portano in città le domestiche ed i braccianti dei vari villaggi tribali, e nemmeno lei, una potente strega vudù, aveva potuto fare nulla a riguardo. In ricordo della sua cara nipotina, aveva però deciso di fare del bene alle persone che erano state gentili con la sua piccola. In particolare, quella preziosa bambola aveva donato felicità alle ultime ore di vita di quella bambina. Proprio per questo, Marta era stata oggetto di un incantesimo vudù, il quale l’aveva fatta vivere così a lungo. Proprio la bambola, fra l’altro, era stato l’oggetto alla base di tale magia, avendo un legame profondo con Marta, requisito indispensabile per qualsiasi stregoneria vudù che si rispetti.
Marta afferrò la bambola, e la strinse più forte che poteva, sconvolta da ciò che aveva appena appreso. Le tornavano in mente tanti momenti della sua infanzia, i suoi genitori, la casa in campagna, sua nonna, ed una miriade di ricordi che credeva di avere ormai dimenticato. Certo, quella bambola le aveva donato tanti momenti lieti ma, mai, si sarebbe immaginata essa potesse essere alla base della sua incredibile longevità. Ancora immersa in tali pensieri, Marta rialzò lievemente lo sguardo, desiderosa di fare mille altre domande a quella potente signora del vudù. Nemmeno se n’era accorta, la vecchia signora andata, scomparsa nel nulla. Di lei non era rimasta alcuna traccia, come se non fosse mai esistita. Sapendo che non l’avrebbe mai più rivista, Marta rientrò quindi in casa. Si sentiva stordita da un miscuglio di felicità, sorpresa, incredulità, e tante altre emozioni che non aveva mai provato prima in modo così forte. Decise quindi di sedersi di nuovo, temendo di svenire. All’improvviso, suonò il citofono. Marta corse ad aprire, piena di speranza. Forse quella signora aveva cambiato idea. Forse aveva qualche altro mistero da svelarle. Forse… Ad aspettarla, un uomo esile, con gli occhiali, un vestito anonimo, ed uno sguardo curioso. Era il giornalista. Un poco delusa, Marta lo fece accomodare in salotto. Mentre si preparava a rispondere alle solite domande di rito, dentro di sé, già si chiedeva se le avrebbe mai creduto, ora che, per la prima volta, stava per raccontare il vero segreto della sua lunga vita. |